Chiasmi International

Volume 14, 2012

Science, Images, Events

Kwok Ying-Lau
Pages 491-500

Chiasme du visible et de l’imaginaire. Esquisses pour une approche phénoménologique de la Photographie

The Chiasm of the Visible and the Imaginary. Sketches for a Phenomenological Approach to Photography In the digital age today, photographic images appear more and more through a virtual space; their appearance takes place more and more through an “immaterial medium”. This renders the status of a photographic image more ambiguous, if not more enigmatic. Is a photograph merely a journalistic tool? Is photographic activity primarily mimetic which is meant to fulfill the function of unconcealment of the truth of the given state of things in the world? Or this truth function can only be fulfilled by the assistance of the viewer’s gaze and the viewing subject’s narrative which is deployed not only according to what is visible and present, but also according to what is invisible and absent on the surface of the photograph itself? If such is the case, doesn’t a photograph also comprise a hermeneutical and even deconstructive dimension? On the other hand, photography is more and more considered as a kind of artwork in its own right as it can awaken pleasure, imagination and emotion: in short, a photograph is a work which exhibits an affective intentionality. What is the relation between the representational, artistic, affective and critical functions of a photograph? Is there any tension between these functions? This article attempts to answer some of these problems from a phenomenological approach. Il chiasma del visibile e dell’immaginario. Lineamenti di un approccio fenomenologico alla fotografia Oggi, nell’era digitale, le immagini fotografiche ci vengono incontro sempre più spesso attraverso un medium immateriale. Lo statuto ontologico di un’immagine fotografica diviene così sempre più ambiguo, se non propriamente enigmatico. Una foto è un semplice strumento d’informazione ? L’attività fotografi ca è prioritariamente mimetica? La sua funzione principale è quella di rivelare la verità di un certo stato di cose nel mondo? Oppure questa funzione di veridizione ha bisogno, per realizzarsi, del contributo dello sguardo del soggetto che contempla la fotografia, dell’apporto di un discorso che investe non solo ciò che è visibile e presente, ma anche ciò che è invisibile e assente dalla superficie fotografica? La fotografia, in altri termini, non comporta sempre una dimensione ermeneutica o decostruttiva ? D’altra parte, la fotografia viene sempre più considerata come un’opera d’arte in senso pieno, come un’opera che si fa portatrice di un’intenzionalità affettiva, capace di risvegliare la nostra immaginazione e le nostre emozioni. Quale rapporto sussiste tra le diverse funzioni che una fotografia può svolgere, ad esempio quella rappresentativa, quella artistica, quella affettiva, quella critica? L’articolo cerca di rispondere ad alcuni di questi problemi a partire dall’approccio fenomenologico di Merleau-Ponty.